12 luglio 2017 – CDT

Nella veste di membro del comitato d’iniziativa sull’educazione civica, ma anche di ex-docente con 35 anni d’esperienza ed ex-insegnante, fra l’altro, a suo tempo, proprio di civica, mi permetto di fornire qualche precisazione e qualche complemento d’informazione all’interessante contributo del prof. Zambelloni apparso sulla prima pagina del CdT del 27 giugno.

Va detto che lanciare un’iniziativa, raccogliere le numerosissime firme necessarie in Ticino, smontare le tesi di chi voleva dichiararla irricevibile e di chi, poi, ha tentato di metterci il bastone fra le ruote in vari altri modi, riunire il comitato in numerosissime occasioni, recarsi diverse volte a Bellinzona alle udienze con la Commissione scolastica ecc. è stata davvero un’impresa sfiancante. E allora perché ci siamo consapevolmente avventurati in questa impresa? Nel febbraio 2012 è stato pubblicato, dal Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi della SUPSI, un «Rapporto sulla valutazione ed il potenziamento dell’insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza nelle scuole ticinesi». Nella sua premessa alla citata pubblicazione, il deputato ed ex-docente Franco Celio scriveva della «netta delusione per i risultati, invero alquanto mediocri che, a dieci anni dalla loro introduzione ufficiale, l’Insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza fanno registrare, e che la presente pubblicazione mette in luce con impietosa quanto necessaria chiarezza». Lo studio della SUPSI confermava in modo scientifico quella che era anche la nostra impressione ben riassunta anche dalla seguente frase del prof. Zambelloni: «La civica probabilmente viene insegnata – solo che non viene imparata». Quindi occorreva fare qualcosa per migliorare la situazione e così è nata l’iniziativa e, dopo 4 anni di discussione, la soluzione concordata fra Gran Consiglio ed iniziativisti, soluzione che sarà posta in votazione popolare il 24 settembre. Cosa cambia rispetto alla situazione attuale? Nella Scuola media l’educazione civica diventa una materia a sé stante, con voto, scorporata da quella che ora si chiama storia e civica mentre nel Medio superiore la civica verrà insegnata all’interno di altre materie umanistiche, ma con moduli specifici ai quali dovrà essere assegnata una valutazione, mentre attualmente non c’è l’obbligo di una valutazione specifica. Il prof. Zambelloni aggiunge che «della civica si fa una materia a sé stante, assegnandole ore tolte alla storia durante la scuola media»; l’affermazione è inesatta, innanzitutto poiché la materia attuale non si chiama storia, bensì storia e civica e, secondariamente, il totale delle ore d’insegnamento delle due materie storia e, la nuova, civica ed educazione alla cittadinanza, sarà uguale all’attuale. Lo stesso strano ragionamento di ore che verrebbero tolte alla storia è stato fatto in un comunicato dell’ATIS (Associazione ticinese dei docenti di storia) dove si afferma «L’introduzione, nelle scuole medie, di due ore al mese di civica scorporate dalla storia e sottratte a questa disciplina comporterà una drastica diminuzione del tempo a disposizione dei docenti per svolgere il Piano di studi. Un taglio di due ore al mese sull’arco di quattro anni significa una diminuzione secca di 72 ore di storia sull’arco di quattro anni, ossia un intero anno di storia in meno rispetto ad oggi». Al sottoscritto questa sembra un’implicita ammissione che attualmente si insegna solo storia o quasi solo storia e non storia e civica. Più avanti, nel suo scritto, il prof. Zambelloni scrive che ciò su cui voteremo è «una soluzione che incontra il dissenso degli insegnanti di storia. Il che genera una domanda legittima: perché non dare retta a chi il mestiere lo conosce?» Ebbene, chi il mestiere lo conosce, conosce anche il citato studio della SUPSI, ha avuto 10 anni di tempo per implementare un vero insegnamento della civica prima che lo studio venisse pubblicato nel 2012, ha avuto altri 5 anni di tempo dopo la pubblicazione dello studio e 4 anni dopo la riuscita dell’iniziativa. Invece l’ATIS si è limitata ad affermare che gli iniziativisti hanno dato un’interpretazione personale dello studio della SUPSI e a criticare ed opporsi all’iniziativa e alla legge votata dal Gran Consiglio. Non mi risulta che abbiano mai ammesso che forse qualcosa, attualmente, non va o che abbiano contestato qualcuno dei risultati negativi dello studio SUPSI. Finisco con un’osservazione a proposito della conoscenza della civica. In una lettera aperta a tutti i granconsiglieri del 23 settembre 2015, l’Associazione dei docenti di storia scriveva: «Qualora il legislatore ritenesse indispensabile assecondare le richieste dei promotori dell’iniziativa con un rafforzamento dell’insegnamento della civica». Ritenesse indispensabile assecondare? I docenti di storia (e civica) dovrebbero sapere che, a seguito della riuscita di un’iniziativa legislativa generica, il legislatore deve preparare un testo di legge conforme alle richieste degli iniziativisti, da sottoporre al popolo, e non può decidere se assecondare oppure no gli iniziativisti. Deve farlo. Siamo ancora certi, quindi, che la civica venga adeguatamente insegnata? Rilevo da ultimo che la frase citata ammette implicitamente che le richieste dei promotori vanno nella direzione di un rafforzamento dell’insegnamento della Civica.

Edo Pellegrini, membro comitato iniziata sulla civica
Presidente UDF Ticino

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