8 gennaio 2014 – CDT

Il prossimo 9 febbraio voteremo sull’iniziativa «Il finanziamento dell’aborto è una questione privata». Quando, undici anni fa, il popolo accettò la cosiddetta soluzione dei termini, nessuno ci disse che le spese per l’aborto sarebbero state a carico dell’assicurazione malattia di base (LAMal). La questione non è, comunque, principalmente di natura finanziaria: se l’iniziativa venisse accettata il risparmio sarebbe di pochi milioni di franchi su una spesa per la sanità che è multimiliardaria e il risparmio sui premi sarebbe di pochi franchi. Per contro, chi volesse assicurarsi privatamente per le spese per l’interruzione di gravidanza, lo potrebbe fare con una spesa minima. La questione è un’altra. Per definizione l’assicurazione di base garantisce la solidarietà fra giovani e vecchi, sani e malati: l’aborto non è una malattia e quindi è un non senso finanziarlo, in modo solidale, con l’assicurazione malattia di base, assicurazione che serve a coprire le spese di malattia e che, invece, incomprensibilmente, copre, in questo caso, anche quelle per sopprimere la vita. È poi inaccettabile che anche chi è contrario all’aborto sia costretto a contribuire a finanziarlo con il proprio premio di cassa malati. Nella situazione attuale, inoltre, è possibile che una ragazza di meno di 16 anni abortisca senza che i genitori ne sappiano nulla, senza che abbiano la possibilità di parlarne con lei. Non dimentichiamo che, spesso, l’aborto comporta importanti conseguenze a livello psichico che possono perdurare per tutta la vita; il minimo che si possa fare è permettere ai genitori di parlare con la figlia incinta e consigliarla adeguatamente. Accettando l’iniziativa metteremo donne (e mariti/partner!) davanti alla scelta se assicurarsi oppure no per le spese dell’aborto; tutti sarebbero costretti a pensarci bene: chi opterà per il sì all’iniziativa lo dovrà fare in modo ragionato e consapevole, ma chi voterà no all’iniziativa, sceglierà, in modo altrettanto ragionato e consapevole, di cofinanziare gli aborti. La mia coscienza di credente non mi permette di farlo e quindi voterò un chiaro sì. E invito i lettori a fare altrettanto.

Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino