CDT 22.3.2019

Certamente in Ticino i problemi non mancano ed il Mendrisiotto, la mia regione, ne ha anche di più. Mi chiedo: risolveremo prossimamente il problema della preferenza indigena, del ricollocamento professionale degli ultracinquantenni rimasti senza lavoro, dei giovani che finiscono un apprendistato e non trovano un’occupazione, dei disoccupati residenti cui è stato portato via il lavoro dai frontalieri a basso costo, del turismo che arranca, dell’Alptransit a Sud del Ceneri, del traffico allucinante sull’autostrada a determinati orari, dei livelli alla scuola media, del ….? Se le promesse che un po’ tutti stanno facendo in campagna elettorale venissero mantenute, e ci fosse davvero la possibilità di realizzarle, fra quattro anni avremmo un Ticino idilliaco. Ma molto probabilmente non sarà esattamente così. Certamente qualcosa tutti possiamo fare ma se promettiamo miracoli, oltre che presuntuosi, siamo anche bugiardi. E allora? E allora vediamo ciò che è possibile realizzare: ci sono campi in cui il Ticino può fare grossi passi avanti. Fra questi posso citare la formazione dei giovani che è strettamente interconnessa con il lavoro, l’economia, la preferenza indigena e il frontalierato. Occorre insistere maggiormente sulla formazione professionale in modo che i giovani siano sufficientemente preparati per affrontare le sfide del mondo del lavoro e la concorrenza della manodopera frontaliera e che non finiscano in disoccupazione.

Specialmente nelle professioni sociosanitarie avremo un sempre maggior bisogno di specialisti ma non ne formiano a sufficienza: è dunque necessario creare più posti di stage nelle professioni paramediche quali infermiere, fisioterapista ecc. 

Occorre sgravare i datori di lavoro dalla burocrazia e dalle complicazioni che devono affrontare se e quando assumono un apprendista.

Occorre potenziare l’orientamento professionale affinché un maggior numero di studenti, all’uscita della scuola media, prenda la via dell’apprendistato o della scuola professionale a tempo pieno invece di avventurarsi senza una ben radicata motivazione in un lungo e difficile cammino negli studi superiori. L’altissimo numero di bocciature in prima liceo e lì a dimostrare che qualcosa non funziona.

Oggi il settore professionale offre, a chi ne ha la capacità e la voglia, sbocchi di altissimo profilo a cominciare dalla maturità professionale, per passare ai diplomi professionali superiori quali le maestrie, il contabile federale o il tecnico di marketing, alle scuole specializzate superiori in economia, informatica, ristorazione, lavoro sociale, arti applicate ecc., alla scuola universitaria professionale e così via. Il settore non ha nulla da invidiare a quello accademico e questo occorre spiegarlo ai giovani e alle famiglie. Nella Svizzera interna il settore professionale gode di una dignità nettamente superiore a quello che ha in Ticino. Lavoriamoci su. Vi vorrei parlare anche di famiglia e altro, ma lo spazio è limitato. Lo farò più in là, magari dopo le elezioni.

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